lunedì 11 aprile 2016

Recensione del concerto di sabato 9 aprile 2016.

Foto Sempionenews - Federico Mari
Legnano - Si è conclusa sabato la stagione regolare dell’orchestra Haydn, con un programma tutto beethoveniano, scelto appositamente dal maestro Balleello in occasione del battesimo musicale del teatro Tirinnanzi, del quale oltre alla qualità estetiche abbiamo potuto apprezzare la buona resa acustica in quasi tutti i settori, cosa niente affatto scontata, dato che la struttura originaria del cinema, che è stata fedelmente mantenuta, non era stata specificamente progettata per la musica.
Con un programma beethoveniano, dicevamo, e per giunta con il Beethoven più arduo da affrontare, sia per l’oggettiva difficoltà di esecuzione da parte degli strumentisti, sia per la complessità concettuale e interpretativa, sia infine per i confronti che impone con i più grandi direttori d’orchestra della storia: l’«Eroica», la più importante tra tutte le sinfonie (a nostro avviso, anche più della Nona Sinfonia), ed il «Coriolano», la più famosa e paradigmatica tra le numerose Ouverture composte dall’autore. Personalmente, abbiamo avuto la possibilità (anzi, la fortuna) di poter assistere a tutte le prove del concerto, e di constatare tutti i rovelli e i dubbi che questi capolavori, onusti di fama e di storia, inevitabilmente suscitano nel direttore che decida di eseguirli. Ma il risultato finale è stato, in entrambi i casi, pienamente all’altezza delle aspettative.
Foto Legnanonews - Luigi Frigo
Il primo brano eseguito è stata la breve Ouverture «Coriolano» Op.62. Un riassunto del Beethoven della maturità in appena 9 minuti. E non solo. Questo pezzo è interessante per tante ragioni, ma ci piace qui sottolineare il fatto che esso metta in evidenza un aspetto poco considerato di Beethoven, cioè quello dell’invenzione di una gestualità quale meccanismo di comunicazione indiretta, subliminale (come diremmo oggi), con il pubblico. Il direttore-eroe sembra scagliare il primo tema contro l’orchestra, materia inerte e ribelle da domare. Il maestro Balleello ha così iniziato la sua serata sotto il segno dell’energia, e ha saputo mantenere alta la tensione non solo per tutta l’Ouverture ma, con poche pause, fino alla fine del concerto. Tesissima è infatti stata anche l’interpretazione del gigantesco primo tempo della sinfonia, l’Allegro con brio, trascinata dall’inizio alla fine dei suoi 18 minuti di durata da un’implacabile energia, da un ferreo controllo, che sembrava calmarsi e prendere fiato per un istante solo nella Coda, poco prima della conclusione.
Un'aria diversa respirava l’Adagio assai del secondo movimento, la commovente e celeberrima Marcia funebre «composta per il sovvenire di un grande uomo». Questo capolavoro, come tutti i grandi capolavori musicali, può reggere concezioni interpretative anche assai diverse. La maggior parte dei direttori vi vedono, beethovenianamente, un corteo funebre tra il compianto della folla in onore di un qualche “cadavere eccellente” (Napoleone o chi per esso), ma per altri, in particolare per i direttori che hanno vissuto nel periodo delle due guerre mondiali (per esempio i Furtwängler, i Klemperer), questo nobile compianto diviene addirittura meditazione su una tragedia epocale, su una finis Germaniae, o su una finis Europae. Mentre ascoltavamo il concerto di ieri, invece, la composta interpretazione rievocava alla nostra memoria in modo quasi tangibile un ricordo del tutto diverso: quello del monumento funebre a Maria Cristina d’Austria, del Canova, con la sua candida processione di figure meste, ma senza lacrime, che si avviano ad oltrepassare una buia soglia. Avevamo già percepito in esecuzioni precedenti del nostro direttore questa concezione del dolore, più elegiaca e sommessa che tragica e scomposta. In ogni caso, ci è sembrata un’interpretazione personale e molto interessante.
Foto Sempionenews - Federico Mari
 L’energia, la pulsazione di un motore inarrestabile riprendeva poi il sopravvento nel terzo movimento Allegro vivace, lo Scherzo (un’altra innovazione con la quale Beethoven aveva sostituito le reminiscenze di danza del vecchio Minuetto settecentesco, facendo del terzo tempo il centro di quel campo di forze che avvolge tutte le sue sinfonie), e nel quarto movimento (Finale. Allegro molto), un complesso Tema con variazioni (8 o 10, a seconda dei musicologi) basato sui motivi del balletto «Le creature di Prometeo». Movimenti, come del resto anche il secondo, che sono assai difficili anche per l’orchestra, dato che i giochi timbrici beethoveniani impongono virtuosistici passi solistici anche a strumenti che solitamente, nella musica sinfonica, non suonano allo scoperto, quali l’oboe, il corno, il contrabbasso. E qui abbiamo potuto apprezzare, salvo qualche piccolissimo sbandamento, le qualità tecniche dei musicisti che fanno parte della nostra compagine.
Foto Sempionenews - Federico Mari
Calorosi gli applausi, quasi un’ovazione. Due i bis, che hanno ripetuto rispettivamente l’estesa coda del primo movimento, ed il frenetico Presto che chiude l’Allegro molto finale.
Vorremmo però questa volta concludere la nostra breve recensione con un pensiero a tutti i componenti dello staff dell’orchestra Haydn, il cui faticoso lavoro organizzativo nelle settimane che precedono i concerti rimane quasi del tutto oscuro al pubblico, ma senza i quali le esecuzioni non sarebbero possibili. Esprimiamo quindi la nostra riconoscente gratitudine a Giovanna, a Giorgio, ad Anna (con i quali ci scusiamo per averli citati senza aver chiesto il loro permesso), e a tutte le altre persone che prestano o hanno prestato il loro prezioso aiuto.
[A cura di Massimo Sacchi]

Galleria fotografica a cura di Sempionenews.it - Federico Mari

Orchestra da camera della città di Legnano Franz Joseph Haydn
sito web: www.orchestralegnano.org
e-mail: orchestralegnano@alice.it



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